Recensione # 4, data 11/11/2016
Un racconto ben scritto la cui drammaticità si rivela man mano che si avanza nella lettura. Un racconto triste perché parla di un dolore non sopito, che resta indomato anche dopo la fine della storia, anche dopo la vendetta. Lo si capisce dal tono calmo e svuotato della protagonista che non riesce a liberarsi di quel peso soffocante, che non trova nessuno con cui condividerlo, che non trova il mezzo per dimenticarlo.
La storia è raccontata dalle battute tra la donna e l'uomo, eppure non può essere compresa. Ciò che l'investigatore e il lettore possono capire sono i fatti, lontani e impersonali, quello che possono vedere è l'assenza di pace di quegli occhi asciutti. Abbastanza per stare male.
Anche il disegno rende la stessa sensazione di dolore che non s'acquieta, quel posare la punta tagliente del coltello sulle labbra, quasi a chiedere silenzio, si combina con gli occhi fermi in un'aura di minaccia, come ha ben detto il lettore precedente.